Qualche giorno fa mi ha contattato un imprenditore locale che mi ha proposto di lanciare un progetto aggregativo di delivery, dove inserire tutte le attività della mia zona.
A parte tutto l’aspetto dei costi sia in termini di tempo che monetari che comporta una cosa del genere, mi sono subito detto contrario ad una situazione del genere, per una serie di ragioni.
Innanzitutto perché per le imprese (e per le attività locali) uno degli obiettivi principali deve essere quello di disintermediare, di trattare direttamente con i propri clienti, di acquisire un contatto diretto e non con un intermediario.
Questo soprattutto perché per ogni azienda è importante sviluppare il proprio sistema di marketing, il proprio sistema di acquisizione clienti.
Vi faccio una serie di esempi:
- Booking fa da intermediario tra gli hotel, B&b ecc e il cliente finale. Ma se chiedete ai gestori di B&b o hotel preferirebbero avere prenotazioni dirette (significa avere meno commissioni da pagare)
- Amazon vende prodotti online di singoli merchant (o venditori). Tutti però provano a disintermediare cercando di trovare qualsiasi escamotage per portare i clienti fuori da Amazon (lo stesso avviene per Ebay)
- Just Eat (o simili): vendono al posto tuo, acquisiscono clienti al posto tuo, acquisiscono i dati dei clienti al posto tuo (e non te li cedono) e ti chiedono di pagare commissioni dal 15% al 30% (pesantissime)
Potrei continuare ma mi fermo.
Sono strumenti che tutti possono usare, ma devono essere mixati con una buona dose di marketing proprio, di una strategia di marketing che miri a promuovere la propria azienda.
Fare il contrario, lasciando fare tutto il lavoro di acquisizione dei clienti agli intermediari, significa dipendere a vita da loro.
Tornando agli intermediari locali (piattaforme che ti promettono di inserirti nella propria piattaforma gratuitamente) che stanno nascendo ovunque in tutta Italia in questo momento ci sono due aspetti di cui dovete tenere conto:
- Anche se vi dicono che il servizio è gratuito oggi, in realtà non lo è, e a breve vi spiegherò perché
- Chi lo promuove di solito dice che lo fa per un motivo sociale, per aiutarti in un momento difficile, ma anche in questo caso non sempre è così, e anche per questo vi spiego perché.
C’è una regola sempre valida, soprattutto in questi casi: “se è gratis, allora il prodotto sei tu” (e quindi l’aspetto sociale dell’azione nella maggior parte dei casi va a farsi benedire).
Cosa significa?
Significa che se ti propongono un servizio del genere (quindi di iscriverti per esempio ad una piattaforma di delivery locale) gratuitamente senza pagare nulla, puoi aspettarti due cose:
- Che dopo 2/3 mesi il servizio diventi a pagamento
- Che ti stanno regalando il servizio per acquisire i tuoi dati in modo tale da costruirsi un database a cui poter vendere qualcosa in un secondo momento (cosa? per esempio una consulenza di marketing)
- Che acquisiranno i dati dei tuoi clienti (quelli che ordineranno da te sulla piattaforma) per vendergli altro, magari anche proporgli i servizi dei tuoi concorrenti creando quindi un danno alla tua azienda
In merito a quest’ultimo caso voglio aiutarti a ragionare. Mettiamo il caso gestiate una gelateria in un paesino di 15/16 mila abitanti. Ci saranno altre 10 gelaterie.
Ora vincere la sfida della vendita significa essere preferiti al vostro competitor. Per farlo dovresti:
a) essere il primo nella mente del cliente
b) riuscire a convincere anche chi non vi conosce che siete la migliore gelateria (ma questo se non hai un piano di marketing è abbastanza difficile farlo)
Tutto questo con un incredibile ostacolo: se un cliente entra nel vostro punto vendita non è distratto dagli altri punti vendita perché ha già deciso di comprare da voi. Online avviene lo stesso se questi processi (processi di ordinazione) sono curati da voi in prima persona (ossia se hai dei canali di vendita tuoi e non di piattaforme terze, come per esempio un sito web o la stessa pagina Facebook, o un numero Whatsapp dedicato).
Nel caso in cui invece aderite ai vari Just Eat o anche alle varie piattaforme di delivery locale che stanno spuntando state offrendo la possibilità al vostro cliente, che già vi ha scelto, di dare uno sguardo al vostro concorrente diretto, con il grosso rischio che acquisti da loro e non da voi.
Quindi qualora qualcuno si presenti come il salvatore della patria e ti offra un servizio del genere dovresti:
- Essere sicuro che il servizio sia realmente gratuito per sempre (e non che dall’oggi al domani scattino commissioni o pagamenti mensili)
- Essere sicuro delle modalità con cui verranno gestiti i dati dei tuoi clienti, in modo tale da evitare che vengano usati per vendere altri prodotti (magari anche in concorrenza con i tuoi)
- Essere sicuro che i dati dei tuoi clienti ti vengano ceduti (e che siano raccolti in linea con la GDPR, il regolamento europeo per la protezione dei dati)
- Capire come verranno utilizzati i tuoi dati e che non vengano utilizzati per finalità di marketing
Il consiglio che un vero consulente può darti in questo momento è quello di impostare una strategia di marketing che valorizzi il tuo marchio e non quello di iscriverti ad un portale dove, per forza di cose, finirai per essere in competizione con i tuoi diretti concorrenti, con il rischio di entrare in una guerra di prezzi (a maggior ragione se nella stessa città).
Gestiamo diversi clienti local, specialmente in ambito ristorativo, e da quando abbiamo cominciato con il delivery (parlo del 20/25 marzo 2020) abbiamo mirato tutto sulla disintermediazione e la vendita diretta (seppur, in alcuni casi, non eliminando del tutto piattaforme come just eat o aggregatori) con risultati eccezionali.
L’iscrizione all’ennesima piattaforma dove fare danni alla tua azienda non ti serve, piuttosto comincia a fare del marketing sensato ed efficace mettendo al centro il tuo brand, e vedrai che in poco tempo comincerai a raccogliere i frutti.
Lascia stare l’improvvisazione però, non è questo il periodo migliore per improvvisare.